Un lavoro nato per migliorare il porto si è trasformato in un problema di degrado e di salute pubblica. A Selinunte, la splendida borgata marinara di Castelvetrano, la banchina portuale è ostaggio da settimane di enormi cumuli di posidonia in decomposizione, con un odore nauseabondo che sta esasperando residenti e turisti. Di fronte a quella che definisce una “grave inerzia”, il sindaco Giovanni Lentini rompe gli indugi e firma un’ordinanza che suona come un vero e proprio ultimatum all’assessorato regionale alle Infrastrutture.
La vicenda ha origine dai lavori di dragaggio del porto, un intervento da 200 mila euro appaltato e gestito proprio dalla Regione Siciliana per liberare i fondali dall’eccesso di alghe e sedimenti. Durante le operazioni, la draga ha estratto tonnellate di posidonia che, in attesa del trasferimento definitivo, sono state accatastate in via temporanea sulla banchina. Quella che doveva essere una sosta di pochi giorni si è però trasformata in una permanenza a tempo indeterminato. Le montagne di alghe sono rimaste lì, sotto il sole cocente, iniziando un inevitabile processo di putrefazione.
Le conseguenze non si sono fatte attendere. L’aria è diventata irrespirabile, satura dell’odore acre e sgradevole della decomposizione, rendendo invivibile l’area per i residenti e rovinando l’esperienza dei tanti turisti che affollano la borgata. Le proteste, sempre più accese, sono arrivate dirette al tavolo del primo cittadino.
Stanco di attendere un intervento da Palermo, il sindaco Lentini ha deciso di agire. Con un’ordinanza formale, ha intimato all’assessorato regionale, responsabile dei lavori e quindi del materiale di risulta, di provvedere “entro quindici giorni alla rimozione dei materiali nel pieno rispetto dell’ambiente e a tutela della salute pubblica”.
La mossa del sindaco non è una semplice richiesta, ma un atto che stabilisce precise conseguenze. Qualora l’ultimatum dovesse cadere nel vuoto e la Regione non dovesse intervenire entro il termine stabilito, sarà lo stesso Comune di Castelvetrano a farsi carico della rimozione. Un intervento che verrebbe effettuato in via sostitutiva, addebitando però ogni singolo costo dell’operazione all’ente regionale inadempiente. Si apre così un braccio di ferro istituzionale, con la salute dei cittadini e il decoro di Selinunte al centro della contesa.


