È stato il tempio della Pallacanestro Trapani, primo club siciliano a sbarcare in serie A1, e ora, a 30 anni da quell’epopea, il Palagranata torna a vivere dalle ceneri del fallimento del club granata. Una società collegata agli imprenditori Pietro Basciano, attuale patron della 2B Control Trapani che milita in Serie A2, e Gregory Bongiorno, presidente di Sicindustria, si è aggiudicata l’asta per l’assegnazione del complesso industriale di contrada ospedaletto-Milo, storica casa del basket trapanese. L’immobile, costruito dalla vecchia società presieduta da Vincenzo Garraffa, finì in una procedura fallimentare con una durata record: oggi l’epilogo, dopo una prima seduta andata deserta. “All’asta è intervenuto l’avvocato Domenico Lombardo, del foro di Trapani, in qualità di procuratore speciale, che ha presentato la migliore offerta rispetto a quella di un altro concorrente”, si legge in una nota della Pallacanestro Trapani. “Si tratta di un progetto ambizioso su cui Basciano e Bongiorno ripongono molte aspettative – recita il comunicato -, il loro intento comune è quello di investire per ridare lustro e rilanciare uno dei luoghi più conosciuti e amati dai trapanesi”. I piani saranno svelati nelle prossime settimane con una conferenza stampa che sarà convocata “per specificare i dettagli dell’operazione e delineare le future progettualità”, ma ora tutti sognano il ritorno della Pallacanestro Trapani al Palagranata. Negli anni l’ex palazzetto è stato trasformato anche in un impianto da bowling e ora è chiuso da tempo e abbandonato all’incuria, ma l’acquisto da parte dell’attuale patron granata riaccende la fantasia dei tifosi che sognano il ritorno nella culla della pallacanestro trapanese. Correva l’anno 1991 e Trapani entrava nell’olimpo del basket nazionale grazie a coach Gianfranco Benvenuti. In una Sicilia lontana dai grandi eventi sportivi arrivò il meglio della palla a spicchi: Knorr Bologna, Benetton Treviso, Messaggero Roma, Philips Milano, Scavolini Pesaro e i campioni d’Italia della Phonola Caserta. Campioni del calibro di Oscar Schmidt, Antonello Riva e Dino Meneghin calcarono il parquet del Palagranata. Quel massimo campionato, conquistato la stagione prima con il marchio Birra Messina, fu giocato senza sponsor da Trapani: ‘L’altra Sicilia’, fu la dicitura scelta da Garraffa anche in segno di protesta contro un ambiente, quello delle sponsorizzazioni, che non gli aveva consentito di ottenere un aiuto per la prima squadra siciliana di Serie A1. Coach Giancarlo Sacco plasmò un gruppo che fu un mix di combattività e classe: la grinta di Marco Martin, la visione di gioco del play tascabile Ciccio Mannella, la precisione al tiro di Mario Piazza e Peppe Cassì, la classe stratosferica di Wendell Alexis e la fisicità di John Shasky sotto canestro. Trapani restò aggrappata alla massima serie con il coltello fra i denti: data per spacciata da tutti, si arrese soltanto ai Play-Out. Dopo la retrocessione alcuni anni di A2, prima che il peso dei debiti si abbattesse sul club con un fallimento inevitabile causato anche dallo sforzo economico di un club costretto a costruire la casa in cui vivere quel sogno che ora torna a trovare posto nei cuori dei trapanesi.
Redazione – Trapani Post