Il sequestro ha interessato beni aziendali relativi all’impresa agricola condotta dalla moglie di Vincenzo La Cascia, costituiti in prevalenza da fondi rustici coltivati ad uliveti in agro di Castelvetrano, Contrada Latomie, il cui valore è complessivamente quantificabile in circa 300.000,00 euro.
L’esecuzione di tale provvedimento ablativo rappresenta l’esito di approfonditi accertamenti patrimoniali condotti dal personale del Nucleo di Polizia Economica Finanziaria di Trapani sul conto di Vincenzo La Cascia che hanno consentito di accertarne una sproporzione tra esistenti tra il “patrimonio disponibile” e il correlato profilo economico/finanziario.
Vincenzo La Cascia ha avuto un ruolo di primo piano nella direzione della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara tale da determinare, nel maggio del 2018, l’emissione nei suoi confronti di ordinanza di custodia cautelare in carcere all’esito dell’operazione di polizia “Anno Zero” coordinata dalla Procura Distrettuale di Palermo.
I presupposti soggettivi della misura che ha portato al sequestro patrimoniale, oggi eseguita dalle Fiamme Gialle trapanesi, sono risalenti a reati commessi da Vincenzo La Cascia nel 2002, in cui si accertò l’organicità di quest’ultimo alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazzara già a partire dal 1998 e determinò nei suoi confronti l’ascrizione di numerosi reati commessi nell’interesse di tale organizzazione criminale, quali estorsione continuata, danneggiamenti e incendi dolosi.
Il ruolo di “campiere” ricoperto in passato dal La Cascia per conto della famiglia Messina Denaro nell’agro di Contrada Zangara a Castelvetrano ed risalenti contatti avuti da quest’ultimo con lo stesso Matteo Messina Denaro, sia nel periodo anteriore alla sua latitanza, che in epoca successiva hanno consentito di poterlo giudiziariamente annettere nella ristretta cerchia degli uomini di fiducia del superlatitante, avendo il medesimo favorito pure la latitanza di altri membri del mandamento mafioso di Castelvetrano.
Proprio in tale delicatissimo periodo storico Vincenzo La Cascia si era adoperato per diramare ai membri della cosca mafiosa gli ordini impartiti da Matteo Messina Denaro, di cui all’epoca era portavoce il fratello Salvatore, nonché nell’assicurare al mandamento mafioso il procacciamento e la custodia di armi e munizionamento idonei a mantenerne la tutela degli interessi sul territorio.
Redazione – Trapani Post