Sono trascorsi ben 54 anni dalla notte tra il 14 e 15 Gennaio 1968, quando un terremoto di magnitudo 6,4 e intensità Scala Mercalli X, colpì una vasta area della Sicilia occidentale: la Valle del Belìce, compresa tra le province di Trapani, Agrigento e Palermo.
Furono 370 le vittime, 1.000 feriti, 100 mila gli sfollati di quel terribile terremoto; Il terremoto più forte della Valle del Belice. L’Epicentro fu individuato tra Gibellina, Salaparuta e Poggioreale.
Ricostruzione storica
Tanti furono i paesi colpiti dal sisma. Alcuni rimasero completamente distrutti, tra cui quelli dell’ epicentro, ai quali si aggiunsero Montevago in provincia di Agrigento, i paesi di Santa Margherita di Belice, Santa Ninfa, Partanna e Salemi che riportarono edifici distrutti o danneggiati gravemente. E ancora altri paesi della Sicilia vennero coinvolti dal sisma ,tra cui Menfi, Camporeale, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Sambuca di Sicilia, Sciacca, Vita, Calatafimi Segesta, con danni ingenti.

Gli abitanti dell’ epoca dichiararono che i soccorsi dello Stato arrivarono con notevole in ritardo. Lo scenario, che appariva ai loro occhi, era quello di paesi completamente abbandonati. Ovunque un cumulo di macerie e desolazione. Le costruzioni, con muratura di tufo, distrutte, sbriciolate in nuvole di polvere.
Una realtà drammatica quella che si presentava agli occhi dei concittadini. Oggi Il ricordo di quei paesi distrutti, così profondamente segnati, è rimasto scolpito nella memoria storica della Sicilia.
Ma ad oggi “In occasione della 54esima ricorrenza di un evento sismico devastante, che ha raso al suolo un pezzo della nostra Sicilia, dobbiamo purtroppo prendere atto che non è ancora stata detta la parola fine alla ricostruzione dei 21 Comuni coinvolti”, dichiara – Leoluca Orlando, presidente di Anci Sicilia, in occasione delle celebrazioni per il 54esimo anniversario del sisma. “E’ inaccettabile e scandaloso – continua il presidente – che dopo 54 anni, malgrado il continuo impegno dei rispettivi sindaci in rappresentanza e a tutela delle proprie comunità, , indispensabile allo sviluppo di un territorio così gravemente colpito, non sia ancora concluso a causa di ritardi e carenza di interventi”.
Alessandra Verecondo–Trapani Post