L’attuale centro abitato di Gibellina, noto anche come Gibellina Nuova, sorge in linea d’aria, a circa 11 km dalla sua locazione originaria. Rasa al suolo dal terremoto del Belìce del 1968, fu lentamente ricostruita grazie ad una innovativa idea dell’ex sindaco Ludovico Corrao: costruire una nuova città antisismica con l’aiuto di artisti e architetti di fama internazionale. La città divenne un immenso laboratorio di sperimentazione e pianificazione artistica. Gli interventi riguardarono sia il riassetto urbanistico che la produzione di oltre cinquanta opere d’arte, sculture e installazioni da collocare in tutto il tessuto urbano. All’appello di Corrao risposero tra gli altri, nomi del calibro di Mario Schifano, Andrea Cascella, Arnaldo Pomodoro e Leonardo Sciascia.
La valle dei poveri cristi
Alle 13.30 del 14 gennaio 1968 la terra nella valle del Belìce comincia a tremare; le scosse si susseguono per tutta la giornata fino alla devastazione che arriva nel cuore della notte, alle 3:01. Molte cittadine dell’area compresa tra Palermo, Marsala e Siracusa vengono rase al suolo o gravemente danneggiate. Solo nella provincia di Trapani gli sfollati sono 30.000, molti dei quali vivranno per mesi nelle tendopoli e poi per anni nelle baraccopoli, vittime della burocrazia e dei ritardi nella ricostruzione. Il sociologo Danilo Dolci si occupò per diversi anni di questa zona della Sicilia e nel 1970 registrò un disperato messaggio di SOS attraverso Radio Partinico Libera: “Qui parlano i poveri cristi della Sicilia occidentale, qui si marcisce di chiacchiere e di ingiustizie”. Gli abitanti di Gibellina furono sfollati e ricollocati in strutture di emergenza: la violenza del terremoto non lasciò alcuna speranza di ricostruzione.
Il Grande Cretto di Burri
“Gibellina è morta”. Così il Sindaco Corrao giustificava la ricostruzione della città a distanza di chilometri dal sito originario e dava il via, negli anni ‘80, alla creazione del Grande Cretto di Gibellina. L’artista Alberto Burri, in risposta all’appello del sindaco, progettò un gigantesco monumento che fungesse da memoria storica: ricompattando e accumulando le macerie di Gibellina Vecchia, cementificò le vie e i vicoli della vecchia città. L’opera appare oggi come una serie di fratture di cemento sul terreno, con una superficie totale di circa 80.000 metri quadrati; il suo valore artistico risiede nel congelamento della memoria storica di una città distrutta.
Il caso della rinascita di Gibellina
Gibellina Nuova sorge oggi sul territorio del comune di Salemi, in contrada Salinella. La sua pianta urbana ha la forma di una farfalla e si estende per una superficie dieci volte più grande della vecchia cittadina. L’ambizioso progetto di riformulazione della nuova città, ha dato vita a moderni e ampi spazi pubblici, come il sistema delle 5 piazze, la Chiesa Madre con la sua sfera divina che rimanda alle cupole del periodo arabo e la spaziosa piazza del comune, circondata da un portico ornato con ceramiche decorate. Circa 50 sono le istallazioni artistiche contemporanee sparse per la città. Le opere accolgono il visitatore sin dall’entrata, dove è collocata la Stella d’ingresso al Belìce, realizzata nel 1981 da Pietro Consagra, e considerata ormai il simbolo del territorio. Opere d’arte che congelano la memoria storica di Gibellina e ci costringono a non dimenticare.
Il MAC, Museo di Arte Contemporanea
Di particolare importanza è il MAC, il Museo di Arte Contemporanea, intitolato a Ludovico Corrao e tornato alla luce nel luglio 2021 dopo 6 anni di chiusura per realizzare un complesso riallestimento. Gli spazi permettono l’esposizione di 400 opere, il doppio di rispetto a prima della chiusura, ma sono solo una piccola parte delle oltre duemila che compongono l’intera collezione, la più vasta del Sud Italia. Pittura, scultura, grafica, fotografie e plastici delle grandi opere di Gibellina Nuova e del Cretto di Burri, suddivisi in otto sezioni. Un percorso espositivo storico-cronologico dal primo ‘900 alle ultime Avanguardie. Un racconto di una storia contemporanea di rinascita nel segno dell’arte.
Oggi Gibellina Nuova è una cittadina che tenta con tutte le forze di restare viva e combatte contro la diminuzione progressiva della sua popolazione. L’arte come leva di resurrezione è ancora alla base della lotta per la sopravvivenza: il restauro del MAC e delle numerose istallazioni per le strade della città sono la prova di un impegno continuato da parte dell’amministrazione comunale. La città sembra però un po’ soffrire dei grandi spazi offerti con la ricostruzione, spazi che forse hanno cancellato l’abitudine degli anziani di sedersi davanti alla porta e che hanno reso i giovani orfani di un modo di vivere che non conosceranno mai.
Elena Di Maio – Trapani Post