Le leggende legate ai Giganti di Sicilia sono molte e fanno parte perlopiù della mitologia greca. I Giganti erano degli esseri dall’aspetto umano ma dotati di incredibile statura e forza. Nati dall’unione di Gea (la Madre Terra) con il sangue di Urano (il Cielo), rappresentavano il caos primordiale, la brutalità e la rozzezza che regnava prima della venuta degli Dei olimpici. La stessa Gea sarà madre di Zeus, il futuro padre degli Dei che sconfiggerà i Giganti dopo 10 anni di guerra (Gigantomachia), uccidendoli o relegandoli per sempre in cavità sotterranee. In genere i giganti sono rappresentati come esseri enormi, estremamente longevi e con lo sguardo terribile. Sono spesso depositari di una grande conoscenza, ma immorali, violenti e distruttivi. I miti dei Giganti di Sicilia sono strettamente legati alle caratteristiche naturali dell’isola e alle sue attività vulcaniche, spettacolari quanto potenzialmente pericolose, che da sempre hanno affascinato l’uomo.
Encèlado incastonato sotto la Sicilia
Quando i Giganti affrontarono gli Dei dell’Olimpo per conquistare la supremazia sugli uomini, ci fu una guerra sanguinosa. Il tentativo più eclatante fu quello del Gigante Encèlado, temuto da tutti, anche dai suoi fratelli. Encèlado aveva mani grandissime, e quando si arrabbiava sputava fiamme dalla bocca. Il suo desiderio di dominare il mondo era davvero forte, tanto che decise di utilizzare le montagne più alte del mondo per costruire una scala e arrivare sull’Olimpo. Ma Atena, figlia prediletta di Zeus e dea della battaglia, lo colpì con il suo scudo prima che potesse arrivare in cima, facendolo precipitare nel Mar Mediterraneo. Dopo averlo catturato lo sotterrò per l’eternità sotto un immenso cumulo di terra prelevata dalle zone vicine. Nacque così la Sicilia, centro del mondo antico e prigione del gigante ribelle. Si racconta che l’alluce del piede destro del gigante fu incastrato sotto il Monte Erice, il petto sotto Enna, e la sua bocca sotto l’Etna, che sputa fuoco ad ogni grido del condannato Encèlado.
La Terra dei Ciclopi e le Egadi
Abitanti della regione ai piedi dell’Etna e dominatori delle isole Egadi, i Ciclopi erano uomini giganteschi con un occhio solo al centro della fronte. Eccellenti forgiatori, muratori, pastori e guerrieri, erano gli aiutanti di Efeso (dio del fuoco, dell’ingegneria e della metallurgia) e con lui lavoravano in una fucina posta nelle viscere dell’Etna. I colpi delle loro incudini e il loro ansimare faceva, e fa brontolare tutt’oggi, i vulcani della zona delle Egadi, e il fuoco della fucina arrossa la cima dell’Etna. Il più famoso dei Ciclopi, Polifemo, fu accecato da Ulisse per aver divorato alcuni suoi compagni di viaggio. L’attività vulcanica della Sicilia terrorizzava gli antichi che non capivano la natura di questi eventi, e li riconducevano a fenomeni sovrannaturali. Così l’Etna diventa la fucina del dio del fuoco e poi l’entrata dell’oltretomba. I Ciclopi gli aiutanti del dio ma anche terribili mostri mangia-uomini, metafora della morte che divora vite umane.
I Lotofagi e lu fusu di Selinunte
Narra la leggenda che alcuni discendenti dei Ciclopi decisero di abbandonare la pericolosa regione dell’Etna per rifugiarsi nella fertile zona dell’attuale Selinunte. I Lotofagi, detti così perché si nutrivano esclusivamente del frutto del Loto (forse il cachi), erano dediti alla pastorizia e all’agricoltura. A Selinunte vissero pacificamente per molti anni insieme ad una anziana gigantessa, l’unica in grado di tessere abiti di lana per gli altri giganti. L’anziana era la sola a saper utilizzare un particolare fuso per filare la lana (alto oltre 16 metri e con un diametro di 10), costruito con i massi infrangibili che Urano e Gea utilizzarono per costruire le proprie dimore. Ma ben presto la natura brutale dei giganti riaffiorò sotto forma di gelosia: le giovani gigantesse, scoperto il segreto dell’anziana, tentarono di distruggere il fuso. Il dolore per l’attacco subito fu così grande, che l’anziana tessitrice morì. Da allora, i giganti furono costretti a girare nudi o a coprirsi con pelli di animali non lavorate. Lu fusu di la vecchia esiste tutt’oggi: si tratta di una colonna situata all’interno dell’area archeologica di Selinunte, nell’area del Tempio G, uno dei più grandi templi eretti in onore di Zeus. La colonna presenta delle singolari proporzioni architettoniche che la fanno sembrare, da lontano, molto più piccola della realtà.
Elena Di Maio – Trapani Post