Da Monterey a Marettimo, unico emigrato tornato per S. Giuseppe. Maurizio Torrente vive in California ma è legato alla tradizone.
Da Monterey, in California, a Marettimo per vivere la festa di San Giuseppe. Diecimila chilometri che Maurizio Torrente, 25 anni, originario dell’isola, ha affrontato quest’anno partecipando alla festa del patrono come unico emigrato in California. Sulla più lontana delle Egadi la festa di San Giuseppe è molto più sentita di qualsiasi altra ricorrenza. E solo gli isolani riconoscono nel ‘Patriarca San Giuseppe’ un valore che non sanno spiegare a parole ma solo coi gesti e con la devozione.
Lo sa bene il giovane emigrato in California che è tornato quest’anno per sette giorni sulla sua isola. “San Giuseppe vale più dell’estate – racconta – e la tradizione legata al Santo l’ho sempre vissuta in famiglia con mio papà e da lui mi è stata tramandata”. Da sette anni Maurizio Torrente è andato a vivere in Califronia dove è agente immobiliare e manager in un ristorante di lusso. A Monterey vive una nutrita colonia di marettimari: emigrati nel Dopoguerra perché pescatori preparati, hanno portato con loro la tradizione di San Giuseppe. “Sono un emigrato per amore – racconta mentre trascina il simulacro del santo per le vie dell’isola – nel 2015 conobbi Daniella, mia moglie, era figlia di emigrati in California e si trovava a Marettimo per vacanza. Un giro insieme in moto per le montagne dell’isola e fu colpo di fulmine…”.
Così è volato dall’altra parte del mondo la prima volta per tre mesi: “il nostro era un rapporto tramite le videochiamate, non parlavo l’inglese e mi aiutavo col traduttore”. Sino a 18 anni Maurizio Torrente ha vissuto inverno ed estate a Marettimo. “Andavo a caccia e facevo il cameriere stagionale, vivere sull’isola d’inverno è dura ma qui ho avuto tramandata la tradizione di San Giuseppe”. Quest’anno è voluto tornare per la festa dopo alcuni anni d’assenza. L’unico ‘americano’ sull’isola per San Giuseppe.
“Ho affrontato un lunghissimo viaggio durato quasi 24 ore – racconta – due ore in auto da Monterey a San Francisco, poi in aereo sino a Parigi e a Palermo, per poi raggiungere in pullman Trapani e in aliscafo l’isola”. Ma San Giuseppe, come racconta chi vive sull’isola, è momento di comunità. Si preparano i pani votivi, i giochi popolari, la cena per i santi in piazza e poi la processione dove sfilano San Giuseppe e San Francesco di Paola, quest’ultimo protettore dei marinai, mentre le case sono aperte con pranzi ricchi di dolci.
“Io non sono religioso – dice Maurizio Torrente – ma San Giuseppe qui a Marettimo è protezione, è augurio per l’anno che verrà”. Si commuove quando la processione passa davanti la piccola casa che ha ristrutturato. Tornerà in California fra qualche giorno: “Venire d’estate? Non ci penso. Ci vediamo il prossimo marzo, sempre per onorare San Giuseppe, il ‘Patriarca’ . “