Matteo Messina Denaro, tra lettere e intrecci
Se si pensa ad un insegnante d’asilo ci si immagina una persona dotata di una certa formazione e professione, amante dei bambini, la quale svolge il proprio lavoro per stimolare i piccoli aiutandoli nel loro percorso di crescita ed educazione comportamentale. Ebbene, in questi giorni, in giro per il web, la domanda in cui ci si imbatte di più è: Laura Bonafede, figlia del boss di Campobello di Mazara, moglie dell’ergastolano Salvatore Gentile, protagonista di incontri con Matteo Messina Denaro, poteva ricoprire un ruolo così importante come quello di educatrice?
Questa domanda è stata una conseguenza dettata dal caos mediatico e dall’indignazione collettiva createsi nel momento in cui è emersa la notizia del ruolo che Laura Bonafede ha assunto nei confronti dell’ex latitante e per il quale, ha portato, conseguentemente, alla sua sospensione, di dieci giorni, dall’Istituto Capuana-Pardo di Castelvetrano, scuola presso cui operava la sua professione.
Nelle indagini svolte sono apparsi nuovi elementi che hanno permesso di comporre dei frammenti di un puzzle che risulta essere ancora troppo enigmatico.
Le Lettere
Laura Bonafede, è ormai chiaro, intratteneva contatti con Matteo Messina Denaro ma non era la sola. Infatti a risultare protagonista di questi rapporti comunicativi era anche Lorena Ninfa Lanceri, moglie di Emanuele Bonafede, cugino di Laura Bonafede. Tale Lanceri, arrestata per favoreggiamento, risulta avere un ruolo primario in quanto ha rappresentato, per Laura Bonafede, motivo di grande gelosia. Da quanto appurato, tra Bonafede e Messina Denaro esisteva una certa affinità. A tal proposito, nelle indagini svolte, sono state ritrovate e identificate diverse lettere che i due si scambiavano tramite le quali si è potuto arrivare alla scoperta dell’incontro, ormai comune a tutti, tra i due all’interno del supermercato situato a Campobello di Mazara, durante la latitanza.
L’ultima lettera risale a poco prima dell’arresto di Messina Denaro. «Ho visto Margot (cioè il nome dato all’auto del boss) alle 18.56 dal Tramite (Lorena Lanceri)- dice la figlia del boss parlando al maschile – stranamente non mi sono arrabbiato, non sono andato su tutte le furie come di solito mi succede. Mi ha dato parecchio fastidio, questo non lo posso negare. Mi ha dato fastidio non sapere cosa stessi facendo in quel momento, non sapere se eravate soli, se ti saresti fermato ancora a lungo, se … se … se … potrei dire mille se. Dopo quello che ho detto quando vidi Margot di mattina, ho pensato che non l’avrei vista più in quella zona per evitare di farmi avere delle reazioni, perché non l’avevo più vista, e questa cosa mi faceva incavolare ancora di più. Ma oggi ho pensato: almeno non si nasconde da Blu. Contorto come pensiero? No, solo che preferisco sapere e non essere preso in giro»
Matteo Messina Denaro: ultime dichiarazioni
La posizione dell’ex latitate, all’interno di queste vicende intrinseche, non è stata mai effettivamente chiara. Questo perché Messina Denaro, negli ultimi tempi della sua latitanza, aveva creato un rapporto molto stretto con i coniugi Bonafede (Lorena Ninfa Lanceri e il marito Emanuele Bonafede). Oltre al suo comune rapporto con le donne, in particolare, oltre a Laura Bonafede, come precedentemente rivelato, era emerso un rapporto “diverso” anche con la Lanceri che, non solo lo accudiva, ma aveva assunto ruolo da tramite per i suoi rapporti esterni di fiducia.
Matteo Messina Denaro si porta addosso una quantità di reati e atrocità non quantificabili ma su un reato commesso, oggi, ha deciso di esporsi. Infatti, stando alle ultime notizie, Messina Denaro avrebbe rilasciato delle dichiarazioni sulla morte del piccolo Giuseppe di Matteo.
Il boss, oltre ad aver chiaramente esplicitato la sua posizione all’interno di cosa nostra, avrebbe dichiarato sì il rapimento del piccolo ma non la sua uccisione. Giuseppe di Matteo non aveva mai avuto nessuna colpa, tranne quella di portarsi addosso il cognome di colui che aveva deciso di mostrare pentimento, Santino di Matteo, e che aveva deciso di collaborare alle indagini degli inquirenti. Matteo Messina si è pronunciato colpevole per il rapimento e la prigionia del piccolo, durata ben tre anni, ma non per l’uccisione, tramite strangolamento e scioglimento nell’acido, che, a detta sua, sarebbe avvenuta dopo gli ordini dati da Giovanni Brusca.