Nel cuore della città di Mazara del Vallo c’è un quartiere che rappresenta al meglio la multiculturalità della storia siciliana, denominato la Kasbah. È uno dei quartieri più antichi della città, costruito intorno all’827 dalle popolazioni arabo-berbere che la conquistarono. Durante la successiva dominazione normanna molti edifici furono distrutti e sostituti con monumenti cristiani (ad esempio la Cattedrale fu costruita là dove sorgeva l’antica moschea). Ma nonostante l’opera di trasformazione, ancora oggi il quartiere ha mantenuto la sua anima araba, trasformandosi in un museo diffuso grazie soprattutto alla numerosa comunità tunisina che qui si è trasferita a partire dal 1970.
Centro della cultura araba
Battezzata dai fenici Mazar cioè rocca, per la sua posizione strategica di porta di accesso all’occidente, Mazara del Vallo divenne una delle più fiorenti città siciliane durante la dominazione arabo-berbera. Sbarcati a Capo Granitola nell’827, gli arabi trasformarono la città in un porto fortificato, snodo principale per i traffici commerciali. L’introduzione di moderne tecniche di pesca avviò la storia della millenaria pratica della tonnara; le nuove tecniche d’irrigazione e l’introduzione della coltura di limoni e aranci fecero rifiorire il settore agricolo. Divenne la seconda città più popolosa dell’emirato siculo (dopo la capitale Palermo) oltre a centro culturale di studi islamici per l’insegnamento della letteratura, della poesia, del diritto. Cuore pulsante di Mazara era la Kasbah, cerniera tra Europa e Africa.
La Kasbah di Mazara oggi
La Kasbah di Mazara del Vallo è oggi un luogo senza tempo, nel quale si mescolano le tracce di culture e civiltà del passato. Edifici in stile svevo-normanno del Basso Medioevo convivono con la maestosità del settecentesco Barocco Siciliano. Ma l’anima della Kasbah è sempre stata araba e la sua struttura viaria ne è una prova. Il quartiere conserva ancora la caratteristica distintiva dell’urbanistica araba: una serie di vicoli e stradine tortuose che partendo da un asse centrale (Porta Palermo), conducono a numerosi cortili ornati da elementi arabeggianti, da cui si accede poi alle abitazioni. Dopo anni di incuria, intorno al 1970 la Kasbah è rinata grazie ad una numerosa comunità tunisina che qui ha deciso di stabilirsi, riappropriandosi dei luoghi dei propri avi e realizzando un perfetto esempio di incontro tra islam e cristianesimo.
Recupero urbano e street art
Da anni l’attenzione dell’amministrazione comunale e di molte associazioni che coinvolgono anche la comunità tunisina, è rivolta al recupero della Kasbah. Grazie al coinvolgimento di artisti specializzati in street art, il centro multiculturale di Mazara del Vallo è rinato, utilizzando l’arte come antidoto contro il degrado. Il labirinto di cortili, vicoli e stradine è stato abbellito da graffiti sulle saracinesche, tendaggi arabi, murales, istallazioni artistiche e maioliche colorate. Il recupero urbano attinge anche alle leggende popolari che vengono rivelate, da guide locali, durante i numerosi walking tours che è possibile fare per le strade della Kasbah. Come la leggenda della Scala di li Puvireddi, l’angolo in cui un tempo i bisognosi aspettavano il rientro delle barche per ricevere in dono una cassetta di pesce. O la storia legata al Cortile dell’Inferno, nel quale abitavano due famiglie molto legate che cominciarono a farsi la guerra quando una delle due negò la mano della propria figlia al figlio dell’altra. Oggi la Kasbah di Mazara è un esempio ben riuscito di integrazione e multiculturalità. Qui l’aroma di mandorla dei dolci delle monache di San Michele, si mescola alla cucina speziata magrebina. Qui il richiamo alla preghiera del muezzin si armonizza con il suono delle campane delle chiese.
Elena Di Maio – Trapani Post